di Leo Beneduci_ Magari si trattasse solo di negare attività trattamentali da parte di soggetti esterni al carcere che, come prontamente smentito a via Arenula, sembrerebbe direttamente dal Ministro Nordio, nessuno fermerà mai (ma alla DGDT del Dap lo avevano scritto o no?). Al secondo piano di Largo Daga, anche il 14-bis e il 41-bis sembrerebbero rincorrersi come numeri speculari ma senza una visione complessiva. La Smorfia napoletana aiuta a decifrare la beffa dipartimentale. Il 14-bis è ’o mbriaco: regime differenziato che barcolla, applicato in modo compulsivo, incapace di reggere al reclamo davanti al Tribunale di Sorveglianza nonché, come se non lo si sapesse, impallinato spesso dalle esenzioni sanitarie. E’ l’ubriacatura amministrativa che trasforma le sezioni in contenitori di cartapesta, etichettati senza strategia (il 14 bis nelle sezioni comuni) e, come d’uso, senza personale specializzato, per il quale 3 mesi di corso, un “tozzo di pane” e un dormitorio fatiscente e freddo bastano e avanzano. Il 41-bis, invece, è ’o curtiello: regime speciale che dovrebbe incidere con precisione, ma poi si trasforma in una lama spuntata. Taglia fondi e giustifica nuovi padiglioni, senza affrontare la piaga dei detenuti comuni e senza separare i circuiti trattamentali con gli AS. Una volta, almeno, c’erano le isole, ma adesso guai persino ad immaginarle. Adesso i 41 bis servono principalmente alle campagne elettorali e nelle carriere per gli ordini giudiziari. Il risultato complessivo è un sistema penitenziario che si muove tra ubriacature disciplinari e coltelli edilizi, senza coordinamento tra Piano carceri e Direzione generale detenuti e trattamento. Una Smorfia che non fa ridere, ma denuncia l’inerzia istituzionale e l’assenza di strategia. Il sistema penitenziario è regolato da principi e leggi nazionali ed europee, riguardo sia ai detenuti e sia al personale; dovrebbero escludersi improvvisazioni, esperimenti e velleità pseudo-giudiziarie, Ma se una volta, con altri Governi, per le carceri all’essere si preferiva l’apparire, oggi neanche quello vale, visto che è sempre e solo dei Poliziotti Penitenziari l’onere di reggere, comunque vada e sia. Non assistiamo in silenzio e con sottomissione, almeno Noi dell’OSAPP. Un abbraccio come mille abbracci. _ Nota per le redazioni_ Si autorizza la libera riproduzione del presente comunicato citando la fonte “OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria”. Interviste con il Segretario Generale OSAPP Leo Beneduci, disponibili previa richiesta, scrivere a osappoggi@gmail.com .
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

