“Abbiamo ascoltato il discorso di Conte e ogni giorno sfogliamo i giornali alla ricerca di qualche notizia sulle carceri e sulla tutela di noi detenute. Niente. Non vi riporto gli sfottò che girano su Bonafede, dal mio punto di vista sicuramente non un grande giurista, ma soprattutto un ministro che non sta facendo nulla per le carceri, luogo di assembramento per antonomasia”. L’attivista No Tav Dana Lauriola prende carte e penna per scrivere dal carcere e accendere una luce sulla situazione delle detenute e dei detenuti durante l’epidemia.
“Qui, dove le distanze di sicurezza anti-contagio non possono essere rispettate, il Covid incombe come una minaccia fatale. Si spera, consapevoli e con il timore”, scrive Dana. “Un paese civile attento alle fasce più deboli della popolazione (la popolazione detenuta è una di queste) si attrezzerebbe in maniera diversa. Il carcere non è un luogo isolato, decine se non centinaia di persone entrano ed escono ogni giorno per permettere il funzionamento, così come è organizzato”.
“Come si può pensare che questa non sia una popolazione ad alto rischio? Anzi- attacca la portavoce No Tav- mi correggo, sicuramente i nostri governanti lo sanno, ma non interessa perché qualsiasi azione a nostro favore andrebbe a scontrarsi con la pancia più forcaiola di questo paese, importante bacino di voti. E allora si attende e si spera, temendo l’interruzione dei colloqui con i propri cari e di parte delle attività che, col passare dei giorni, appaiono sempre più probabili. Per concludere, dall’alto dovrebbero arrivare dei provvedimenti per ridurre significativamente la popolazione detenuta, bisognerebbe poter essere soli in cella e potenziare i finanziamenti per la salute di questa popolazione ‘fragile’. Ovviamente non credo questo accadrà, ma credo sia importante almeno dircelo”.
Dana Lauriola si trova nel carcere torinese di Le Vallette dallo scorso 17 settembre, dopo essere stata condannata a due anni di reclusione per la manifestazione del 3 marzo 2012 nel quale i manifestanti avevano bloccato il casello dell’autostrada per Bardonecchia, permettendo agli automobilisti di passare senza pagare il pedaggio.
Nonostante i servizi sociali ne raccomandassero l’affidamento in prova, il giudice cautelare aveva rifiutato tutte le misure di custodia alternative. Giudizio confermato dal Tribunale di sorveglianza di Torino che, il 28 ottobre, ha respinto la richiesta di sospensiva della misura cautelare sottolineando “l’urgenza di un trattamento rieducativo” per l’attivista No Tav.
Fonte: dire.it