I dem difendono il diritto d’intimità dei detenuti, proteste da Lega e Fratelli d’Italia.
Parte con una proposta di legge in commissione Giustizia del Senato l’iter per introdurre quelle che sono state ribattezzate le “stanze dell’amore”, spazi riservati ai detenuti in carcere per i loro rapporti intimi.
Quattro gli articoli del disegno di legge che chiede di introdurre la possibilità di incontri, da 6 a un massimo di 24 ore al mese, fra detenuti e persone autorizzate in luoghi attrezzati nel carcere senza controlli video e audio e apre ai permessi ai detenuti per “eventi familiari di particolare rilevanza”, quindi non solo quelli traumatici. Nel disegno anche l’allungamento delle telefonate con i familiari (tutti i giorni fino a 20 minuti).
Una proposta caldamente appoggiata dal Pd, che difende il diritto all’affettività e intimità di chi è in carcere. E che vede l’opposizione del centrodestra. La Lega denuncia “una sinistra che non conosce vergogna”, perché porta la questione in Parlamento mentre “il Paese muore, l’economia è al collasso, le regioni combattono per garantire i servizi sanitari per fronteggiare la pandemia, milioni di italiani sono chiusi in casa privati degli affetti”.
Franco Mirabelli del Pd ricorda la “paternità” della legge e contrattacca: “Piaccia o non piaccia, il regolamento del Senato stabilisce che queste proposte devono essere calendarizzate entro un mese”.
Evita le polemiche la relatrice Monica Cirinnà: “Non discuto con i benaltristi – spiega – Il benaltrismo appartiene alla Lega e a tutte quelle forze politiche che fanno dell’ostruzionismo un sistema. Per loro esiste solo il taglio dell’Iva e non la vita e i diritti delle persone”. Agli antipodi Alberto Balboni, Fdi: “Lascio immaginare quali problemi di sicurezza si porranno, a cominciare dal rischio che venga introdotta in carcere droga nascosta negli orefizi corporei o ingerita o apparecchi elettronici miniaturizzati”.
Perplessità anche da Elvira Evangelista del M5s: “Il ddl introduce una visione del carcere che è molto avanti, considerando le condizioni degli istituzioni penitenziari oggi in Italia”.
Fonte: unionesarda.it