Mohamed Safi, tunisino 36enne, tenta di impiccarsi nel “repartino” psichiatrico dell’ospedale Molinette di Torino, lo stesso che la notte tra venerdì e sabato aveva cercato di sgozzare la propria fidanzata con un coccio di bottiglia.
Con un cappio formato da alcuni brandelli di garze, utilizzate per fermare al braccio una canula ed un camice monouso, il tunisino tenta di impiccarsi, ma viene prontamente salvato dagli Agenti di Polizia Penitenziaria e dai sanitari. Tale gesto sembra sia stato causato dalla richiesta negata di una sigaretta.
Ancora una volta la Polizia Penitenziaria, dimostra professionalità e spirito di sacrificio attestando, anche in questa occasione, di non fare differenza tra i detenuti,
TUTTI CONSIDERATI INDIFFERENTEMENTE ESSERI UMANI.
Nonostante ci siano associazioni e gruppi che parlino degli Uomini e delle Donne del Corpo di Polizia Penitenziaria, definendoli indiscriminatamente torturatori.
Così conclude Leo Beneduci, Segretario Generale dell’O.S.A.P.P.(Organizzazione Sindacale Autonoma di Polizia Penitenziaria), sul tentato suicidio di Mohamed Safi, che in permesso di lavoro dal carcere dove è recluso, ha cercato di sgozzare la fidanzata nella periferia di Torino; il riferimento di Beneduci è ai 6 Agenti di Polizia Penitenziaria ai domiciliari ed altrettanti indagati a piede libero nei giorni scorsi, con l’accusa di aver sottoposto a torture alcuni detenuti nel carcere di Torino.
Redazione OSAPPoggi
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