di Leo Beneduci_ Basterebbero modeste nozioni giuridiche per distinguere la culpa in eligendo – quella di chi ha individuato il comandante del reparto all’esito del colloquio con il precedente Direttore Generale del personale – e la culpa in vigilando, che ricade sui Provveditori, organi decentrati del Dipartimento ai sensi dell’art. 32 della legge 395/1990. Eppure, nonostante questi principi elementari, quando un istituto penitenziario mostra le sue fragilità, la reazione del Dipartimento e dei Provveditorati è sempre la stessa: colpire il comandante che per anni ha garantito la sua presenza. Bersagliato disciplinarmente, rimosso, trasformato in un preda mobile. È questa la “migliore difesa”: l’acciacco. Un paradosso, perché si tratta di figure che la stessa Direzione Generale del Personale del Dap aveva individuato come valide e affidabili. Comandanti di trincea, che hanno retto istituti difficili, garantito continuità e presenza. La loro fedeltà diventa colpa, la loro competenza punizione. Il vero nodo è la procedura di conferimento degli incarichi di comando, ancora priva l’amministrazione di un albo che riconosca e valorizzi chi lavora davvero in prima linea. Senza criteri chiari e meritocratici, ogni scelta diventa arbitrio e ogni responsabilità viene scaricata sul territorio. Negli uffici del Dipartimento e dei Provveditorati siedono i “primi dirigenti”. Ma la domanda è inevitabile: non dovrebbero essere i primi diligenti, capaci di immergersi nella trincea prima di giudicare la periferia? Solo conoscendo la realtà degli istituti e misurandosi con le difficoltà quotidiane dei poliziotti di trincea e dei comandanti si può parlare di responsabilità vera. L’OSAPP richiama la politica e l’amministrazione: basta illusioni, basta scaricare colpe sugli altri negando le proprie, basta con le zone franche popolate di intoccabili perché amici degli amici. Servono regole chiare, trasparenti e inequivoche: un albo degli incarichi alla cui riconosciuta e benemerita appartenenza conseguano carriere ed incentivi. Basta con il tutti uguali appassionatamente e con lo stesso stipendio, da cui oramai in troppi rifuggono preferendo anonimato ed inerzia. Servono dirigenti che sappiano essere davvero diligenti e che tengano e tutelino il personale che da loro dipende. Solo così si può restituire dignità alla Polizia Penitenziaria e sicurezza ai cittadini. Parole e idee al vento? Vedremo. Un abbraccio come mille abbracci. _ Nota per le redazioni_ Si autorizza la libera riproduzione del presente comunicato citando la fonte “OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria”. Interviste con il Segretario Generale OSAPP Leo Beneduci, disponibili previa richiesta, scrivere a osappoggi@gmail.com .
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

