
Il gruppo di potere che oggi gestisce il DAP non solo ignora la realtà della trincea, ma sta smantellando anni di esperienza nella lotta alla criminalità organizzata. La nuova bozza del regolamento di servizio, scritta da sedicenti esperti, ne è la prova più evidente….sono rimasti ai tempi del telegrafo
Negli anni ’90, le sezioni di Alta Sicurezza erano presidiate da due agenti, in virtù della loro delicata destinazione. Oggi gli “esperti” del DAP prevedono una vigilanza generica e indifferenziata: stesse regole per un ladro di galline e per un mafioso, un solo agente in sezione. La tanto sbandierata “vigilanza dinamica” è stata dimenticata in questo minestrone di copia e incolla.
Ma il paradosso più grave riguarda le comunicazioni. Mentre i “luminari” si perdono sulla corrispondenza epistolare e telegrafica, i detenuti in Alta Sicurezza aggirano i limiti previsti dall’art. 39 c.2 del DPR 230/00 utilizzando cellulari di contrabbando o quelli dell’amministrazione per le video chiamate WhatsApp di un’ora…colloqui? Un canale di comunicazione che sfugge a registrazioni e controlli in spregio alla disciplina del 4 bis O.P..
Un tempo il ricatto per la trincea era l’abbassamento sine die della classifica annuale per bloccare gli avanzamenti dei più recalcitranti, oggi è la caccia all’errore per inchiodare i Comandanti non allineati né facenti parte del gruppo di “amici”. Mentre si parla di droni e GOM e GIO (?), la realtà quotidiana viene ignorata da chi, dalle poltrone del DAP, pretende di scrivere regole senza conoscere l’attuale realtà degli istituti e senza comprendere che quello che poteva andare negli anni ’90 unitamente al costante inasprimento disciplinare, come stanno attuando in questo periodo, comporta danni irreparabili all’istituzione e alla stessa Polizia Penitenziaria che già impoverita negli organici, nel ruolo e nella pubblica considerazione potrebbe non riprendersi più.
Un fraterno abbraccio a tutti.
Leo BENEDUCI – Segretario Generale OSAPP