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Spostare San Vittore o tenerlo “visibile” in centro?

Chiudere il carcere di San Vittore e trasferirlo fuori dal centro di Milano. E’ una delle proposte contenute nel programma elettorale di Luca Bernardo, candidato sindaco del centrodestra. Non è la prima volta che quest’idea viene ‘estratta dal cilindro’ in campagna elettorale a Milano.

Il motivo principale è che si tratta di una struttura inadeguata ad ospitare tanti detenuti secondo standard moderni di civiltà. Il secondo motivo è che si tratta di un’area di pregio nel centro della città: “Chiudere e trasferire il carcere può rappresentare un’altra grande occasione di riqualificazione di un quartiere cittadino”, si legge infatti nel programma del centrodestra.

La proposta ‘alternativa’ per l’utilizzo dell’area, da parte di Bernardo, è quella di renderla sede di strutture culturali come la Biblioteca europea, la cui sede avrebbe dovuto essere a City Life ma che non fu mai realizzata. Oppure, si legge ancora nel programma del centrodestra, “spazi per esposizioni temporanee di sculture, pitture o installazioni artistiche, sede di raccolte fotografiche e artistiche di importanti enti o istituzioni milanesi, piuttosto che uno spazio dove esporre le tante opere che giacciono nelle cantine e nei depositi di importanti musei milanesi e italiani”. Insomma: cultura, mostre e museo anziché il carcere, conservando la struttura (del 1879) e ‘abbellendola’ con un parco pubblico intorno.

L’idea di trasferire il carcere, si diceva, è ricorrente ad ogni campagna elettorale; ma tutte le volte divide anziché unire. C’è infatti una serie di ragioni a favore del mantenimento della struttura penitenziaria nel centro cittadino. E, nel 2021, c’è anche (tra i candidati al consiglio comunale) un ex direttore della casa circondariale: Luigi Pagano, che si presenta con la lista Milano Radicale, in sostegno a Beppe Sala.

“Il carcere resti parte integrante della città”

“Bernardo propone di ‘eliminare’ San Vittore dagli occhi e dal cuore dei milanesi, per ‘riqualificare’ il quartiere in cui si trova”, il commento firmato da Pagano insieme al capolista radicale Lorenzo Lipparini e all’avvocata Valentina Alberta, anche lei candidata nella lista radicale: “A prescindere dagli interventi sul quartiere, si tratta di una proposta senza prospettiva, perché nulla dice sui luoghi prescelti per andare a creare una nuova casa circondariale, che né Opera ne Bollate potrebbero mai diventare. Al contrario, recuperando i due reparti ancora chiusi di San Vittore si risolverebbe anche il problema del sovraffollamento”.

Secondo Pagano, Lipparini e Alberta, “il carcere deve restare parte integrante della città, perché parte integrante della società siano le persone detenute che nella città dovranno potersi reinserire al meglio, anche per ridurre il rischio di recidiva. L’idea del carcere nel mezzo alla città, integrato nel proprio quartiere, è importantissima. Anche per non sottrarre allo sguardo e dunque alla coscienza collettiva un luogo di sofferenza ma anche di recupero delle persone che abbiano commesso un reato”.

Le condizioni attuali di San Vittore non sono però ideali. Soprattutto perché due reparti, chiusi, attendono l’avvio dei lavori di ristrutturazione. “La popolazione detenuta non può essere perennemente superiore ai posti letto disponibili”, concludono Pagano, Lipparini e Alberta, “altrimenti si perde il senso di un carcere vivibile. Situazione ancor più drammatica se si pensa che San Vittore  ospita per la maggior parte parte detenuti in attesa di giudizio, ergo presunti non colpevoli”.

 

 

 

Fonte: milanotoday.it

Redazione OSAPPoggi

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