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Rivolta nel carcere di Trani: il ricordo di Mario Schiralli a 40 anni dal primo intervento del Gis

Mario Schiralli, già cronista per la Gazzetta del Mezzogiorno e direttore della Biblioteca comunale, ci aiuta a ricordare una delle rivolte più violente del periodo brigatista.

Trani, 29 dicembre del 1980. Numerosi reporter di testate nazionali e locali sono fermi a poche centinaia di metri dal carcere di Trani, all’epoca frequentato da diversi pezzi da 90 della criminalità. Carabinieri e forze di polizia hanno creato un cordone di sicurezza intorno alla struttura e a nessuno è consentito l’accesso. Si ode il rumore dei rotori degli elicotteri: le teste di cuoio dei Gis – Gruppo Intervento Speciale – fanno irruzione nella struttura.  In pochi minuti, dopo qualche raffica di mitra e qualche esplosione, i militari comunicano alla centrale di aver sedato la rivolta. ‘’Erano anni difficili quelli – commenta Mario Schiralli, già corrispondente per la Gazzetta del Mezzogiorno in quegli anni – il carcere di Trani era uno degli istituti di massima sicurezza più temuti dai criminali e accoglieva sia criminali di una certa rilevanza come Vallanzasca e Cesare Chiti che esponenti della sinistra estremista come Giuliano Naria che, avendo fallito l’ascesa a livello politico, provava a raccogliere consensi nelle carceri”.

“Qualche settimana prima inoltre ci furono due vicende che fomentarono gli animi dei futuri rivoltosi: prima il sequestro del giudice Giovanni D’Urso, delegato di importanti funzioni in ambito delle carceri, e successivamente la richiesta del Pci di chiusura della sezione speciale del carcere dell’Asinara’’.  Alle 15.20 di domenica 28 dicembre, subito dopo l’ora d’aria, il brigatista Seghetti dà il segnale agli altri 70 detenuti afferrando il capo degli agenti e asserragliandosi in un’unica sezione. La notizia inizia a diffondersi in tutta Italia e alcuni detenuti abbozzano una sorta di comunicato stampa riportato anche su diversi giornali dell’epoca in cui i rivoltosi si definiscono ‘proletari prigionieri organizzati nel comitato di lotta’. ‘’I detenuti iniziarono ad usare alcuni fornelletti come bombe a mano e, per evitare l’utilizzo di misure letali da parte delle forze d’intervento all’esterno, scambiarono i propri vestiti con le divise degli agenti di custodia’’. A Roma nel frattempo si valuta di intervenire in maniera decisa e viene richiesto l’intervento del reparto del Gis, Gruppo di Intervento Speciale dei Carabinieri che viene programmato nel primo pomeriggio del giorno successivo. Per 24ore 29 agenti di custodia sono stati in balia dei detenuti più pericolosi dell’intera struttura.

‘’Nel pomeriggio di quel lunedì io e i miei colleghi eravamo in attesa di sviluppi a circa 300 metri dal carcere, nell’area che sarebbe dovuta diventare mercato ortofrutticolo – continua nel suo racconto Mario Schiralli –  Era palese che ci sarebbe stato un colpo di mano delle forze speciali ma nessuno sapeva quando. Fortunatamente avevo un contatto con uno degli agenti all’interno della struttura che mi avvertì dell’imminente silenzio radio antecedente l’operazione. Da lì a 10 minuti diversi elicotteri delle teste di cuoio prima sorvolarono la struttura, poi si fermarono sopra il tetto della ‘Sezione Blu’ per permettere la discesa dalle funi dei militari’’. In pochi istanti le loro figure sparirono all’interno di uno degli accessi che i rivoltosi si erano premurati di sigillare.

‘’Dall’esterno si sentì qualche raffica di mitra, che in seguito i Carabinieri dichiareranno di aver caricato con proiettili non letali, e qualche esplosione, poi il silenzio. Al termine del blitz iniziò il viavai dei mezzi di soccorso tra il carcere e l’ospedale di Trani’’. I primi ad essere trasportati al nosocomio di Trani furono proprio gli agenti di custodia, successivamente i detenuti rimasti feriti nell’intervento. ‘’Grazie all’intercessione dell’allora sindaco De Palma riuscii ad entrare nelle stanze dove erano ricoverati alcuni degli agenti rimasti in ostaggio nel carcere”.

 

 

 

 

Tratto da: tranilive.it

Redazione OSAPPoggi

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