
Nel silenzio assordante di un DAP senza guida, sta prendendo forma un piano preoccupante: la nuova bozza del regolamento di servizio vuole imporre il segreto e la riservatezza su ogni fatto o evento che accade in carcere. Non solo le criticità operative, ma persino i momenti di normalità come il pensionamento di un collega o l’impossibilità di rientrare a casa per un incendio dovranno essere coperti da un velo di riservatezza. Una censura che viola apertamente la normativa sovranazionale sulla trasparenza del lavoro nei penitenziari.
Mentre le alte cariche dello Stato giustamente si preoccupano delle condizioni dei detenuti, (tutti ne parlano a vario titolo ma, doglianze e retorica a parte, nessuno fa veramente qualcosa) il gruppo di potere che occupa il palazzo vuoto di Largo Daga lavora per soffocare le nostre voci e puntare il dito su chi lascia detenuti aperti o li tiene chiusi. Proprio così adattano tutto al loro obiettivo. Chi osa denunciare le condizioni inumane e degradanti – che colpiscono tanto i detenuti quanto gli agenti – finisce nel mirino: fascicoli alle Procure e procedimenti disciplinari si aprono come tagliole contro chi fa semplicemente il proprio dovere.
Il paradosso è straziante: un Corpo nato per tutelare e proteggere viene sistematicamente dipinto dalle e soprattutto alle Procure come violento, mentre chi davvero esercita la violenza sono i burocrati che, dalle loro poltrone, terrorizzano il personale con la minaccia costante di provvedimenti disciplinari, retrocessioni di carriera e perdita di credibilità.
Se non cedi e se non fai parte degli amici, muori! Una firma fuori posto, una relazione troppo dettagliata, e la macchina del fango si mette in moto.
Come se in un edificio che crolla, ci si preoccupasse di punire chi grida “al fuoco” invece di spegnere l’incendio. È ora che qualcuno fermi questa strategia del terrore e restituisca dignità a chi, ogni giorno, garantisce la sicurezza nelle nostre carceri.
Utile dirlo; a Noi dell’OSAPP i metodi da “gruppo di potere” non solo non ci zittiscono ma rafforzano i nostri intenti e le nostre motivazioni, per una Polizia Penitenziaria libera, riconosciuta e tutelata.
Un abbraccio come mille abbracci.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria