di Leo Beneduci_ Ognuno sceglie la politica che vuole. Ma quando il sito di un sindacato coincide con la comunicazione istituzionale, quando si rilancia senza rilievo critico il lavoro sul nuovo regolamento di servizio fermo da sette anni, o quello sui posti per Comandante del Reparto, si smette di fare sindacato e si comincia a legittimare un’azione amministrativa opaca, che probabilmente a qualcuno giova ma non giova alla Polizia Penitenziaria nel suo complesso e quale Corpo di Polizia dello Stato. Il silenzio degli altri sindacati sui comportamenti dell’Amministrazione è assordante. Nessuna contestazione, nessuna presa di posizione, nessuna difesa degli appartenenti al Corpo. Forse, ci verrebbe da pensare, certi sindacati, umilmente e con discrezione, non volendo farsi eccessiva pubblicità nelle attività proprie e previste deontologicamente, le cose importanti, invece, le chiedono in favore e a tutela dei Colleghi/e in ‘camera caritatis’ nelle stanze del terzo piano di Largo Daga o del secondo piano di via Arenula. Però, poi, qualche ‘malalingua’ immancabilmente ci sussurra di ben altri istanze e contenuti rivolti a chi comanda e che, in caso di accoglimento, rilevano pesantemente sul territorio. Sia come sia, sindacalmente, ciascuno dovrebbe rispondere di quello che fa e soprattutto di quello che non fa in termini di adesioni e revoche, oltreché alla propria coscienza. Ma non sempre è così (anzi nella Polizia Penitenziaria non lo è quasi mai) per cui, anche per questo è probabile che, mentre si parla di rinnovamento, si perpetuano le stesse logiche di sempre: quali e ad esempio, le assegnazioni discutibili come nel caso recentissimo del 185° corso (occorreva pensarci e provvedere molto prima), purtroppo prive di adeguata valutazione dei contesti in cui, magari, non sarebbe il caso di mandare, da subito, neo-agenti, attraverso graduatorie dalle scuole frutto di criteri opachi e favoritismi mascherati, persino in ossequio a questa o quella sigla. Noi dell’OSAPP crediamo profondamente, nei fatti e non nelle chiacchiere vane che alcuni esprimono e non mantengono, nelle giovani leve del Corpo (come degli altri profili) e riteniamo disastrosa l’assegnazione di chi, privo di esperienza e nel generale ‘fuggi fuggi’ non potrà essere seguito correttamente e sarà impiegato presso contesti con problemi annosi e con costanti rischi fisici e morali, oltre che di natura penale. Per non parlare della ricettività delle caserme, come ad Avellino e a Firenze, dove gli alloggi sono stati concessi a personale che non svolge servizi operativi nel reparto o nel nucleo, e addirittura ad altre figure professionali. Oppure si pensi alla scuola di via di Brava, dove persistono alloggi di servizio assegnati con criteri che nessuno ha mai chiarito. Dove andranno ad alloggiare i ragazzi del 185° corso e quanto dovranno spendere per sostenersi e vivere dignitosamente? Lo avevamo detto al Capo del Dap De Michele, anche se solo 3 mesi fa e lo stiamo sostenendo da anni: le Caserme, le Caserme, le Caserme fino all’ossessione, ma per Largo Daga e via Arenula assai meglio le carceri modulari e le stanze dell’amore (sic!). Eppure ci dicono che sarebbe tutto nuovo. Ma il vecchio domina. Anche nelle politiche gestionali. Anche nei provvedimenti che dovrebbero segnare un cambio di passo. Anche nei silenzi che, più delle parole, raccontano la verità di un sistema in cui la grave e riconosciuta penuria di mezzi, di risorse, di considerazione e di…idee è stata sostituita dall’eccesso di privilegiati e che si mantiene sempre uguale solo perché a pochi, a discapito dei molti, conviene che tutto resti com’è. E’ assolutamente inutile cercare di convincerci del contrario, pur potendo risultare ripetitivi e persino antipatici, Noi non ci stiamo! l’OSAPP non ci sta. Non si piega. Non si adatta. Perché fare sindacato significa denunciare quando è necessario e non compiacere restando in silenzio o persino applaudendo. Significa difendere il Corpo, non accompagnare l’Amministrazione nei suoi percorsi di comodo e di progressiva distruzione della Polizia Penitenziaria. E finché ci sarà chi confonde il ruolo sindacale con quello istituzionale, l’OSAPP continuerà a essere voce libera e scomoda. Perché il nuovo, se non rompe con gli errori e le compiacenze del vecchio, è solo una replica più elegante del già visto, ma con l’aggravante del tempo che ha incancrenito i problemi senza risolverli. Fraterni saluti a tutti. _ Nota per le redazioni_ Si autorizza la libera riproduzione del presente comunicato citando la fonte “OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria”. Interviste con il Segretario Generale OSAPP Leo Beneduci, disponibili previa richiesta, scrivici a osappoggi@gmail.com .
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

