di Leo Beneduci_ Grande rivoluzione nelle posizioni apicali del DAP e dei PRAP. Ma più che rivoluzione, sembra una rotazione casuale. La Toscana paga ancora lo scotto dell’entusiastico annuncio della politica che volle la Provveditrice dall’Emilia come se bastasse il curriculum per governare il caos. Poco prima, lo stesso entusiasmo aveva accompagnato l’arrivo in Piemonte di un Provveditore dalla Calabria presentato come risolutore amato dal personale Il risultato? Due regioni in affanno, con più disastri gestionali che nel resto d’Italia. Addirittura in Piemonte concordi e unitari nello stigmatizzare scelte fuori luogo e regole negate sindacati da sempre avversari. Forse solo il Triveneto riesce a tenere il passo, ma per motivi opposti: lì almeno si ascolta la periferia per fare il contrario di quello che chiede e che servirebbe, e anche lì, purtroppo, i nodi verranno presto al pettine. Nel frattempo, il Gruppo Intervento Operativo (GIO) è parcheggiato. Non per mancanza di emergenze, ma perché chiedere aiuto ai vertici significa esporsi a procedimenti disciplinari. Il messaggio è chiaro: chi segnala, paga. Chi tace, resta. Le assunzioni, sbandierate come svolta epocale, sono seguite da dimissioni silenziose. Basta guardare San Vittore: dall’inizio dell’anno, il numero di agenti che hanno lasciato il servizio è un segnale inequivocabile di disagio profondo. Il Corpo non è stato rafforzato: è stato svuotato, prima che di donne e uomini della dignità che gli sarebbe spettata.
La destra meritocratica (si badi bene: non è un messaggio pro o contro questo o quel partito) ha regalato poltrone e promozioni e aumentato stipendi, ma di fatto ha sfasciato la Polizia Penitenziaria a partire dalla fiducia in se stessi degli appartenenti. Ha premiato l’apparenza, ignorato la sostanza, e oggi il sistema è senza guida. I Provveditori Regionali sono immobili, incapaci di affrontare le emergenze del territorio. Forse è ora di cominciare a tirarli per la giacchetta. Serve il coraggio — e la decenza — di capire cosa succede davvero. In Piemonte, tra Biella, Cuneo e Torino, la situazione è critica. In Lombardia, dove la Provveditrice è attenta alla carta intestata, si sapeva dei profilattici distribuiti a Pavia, ma meglio aspettare. In Toscana, tra Prato e Sollicciano, cosa sapeva la Dirigente Generale? E a Largo Daga, dopo gli errori politici già commessi, si riuscirà a cambiare rotta? Chissà se la prima donna a piano terra avrà gli attributi per farlo. Sarebbe tempo di sfogliare la margherita. Non per decidere chi resta e chi va, non seguendo le sensazioni e impressioni del momento, fino ad oggi invariabilmente sbagliate, ma per capire chi lavora davvero per il futuro del Corpo e dell’Amministrazione e chi, invece, ha guardato e guarda tuttora solo ai propri interessi per restare saldamente ancorato alla propria poltrona. È davvero chiedere troppo? Fraterni saluti a tutti._ Nota per le redazioni_ Si autorizza la libera riproduzione del presente comunicato citando la fonte “OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria”. Interviste con il Segretario Generale OSAPP Leo Beneduci, disponibili previa richiesta, scrivere a osappoggi@gmail.com .
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

