
di Leo Beneduci_ Sottotitolo: a Spoleto i detenuti avrebbero creato problemi (leggasi rivolta) per l’insufficienza della frutta nel vitto (leggasi grappa o sangria). Ma non sarà che alla frutta è arrivato proprio il DAP che continua a fingere di risolvere i problemi carcerari con una strategia che ricorda più un gioco di prestigio che una vera riforma? Direttori e comandanti si susseguono a scavalco, mentre il GIO stesso sconta l’improvvisazione e l’approssimazione di un sistema che preferisce l’apparenza alla sostanza.
Niente da dire sull’efficienza degli ultimi interventi del GIO, che tuttavia devono fare i conti con due aspetti cruciali: la distanza tra il luogo dei disordini – gli ultimi due sincroni a Terni e Spoleto che sembrano confermare una regia forse di matrice criminale – e l’importanza di un intervento immediato nella fase iniziale della rivolta, non quando tutto è ormai irrimediabilmente compromesso. I colleghi di trincea sul territorio ci raccontano sempre la stessa storia: i nomi dei detenuti che creano disordini sono sempre gli stessi. Ogni volta che salgono sul tetto, danno fuoco alle suppellettili, distruggono le telecamere, aggrediscono il personale o oppongono resistenza, i Provveditorati regionali emettono i soliti biglietti per la “giostra” dei Nuclei Traduzioni – sempre più carenti di personale dirottato al GIO – per trasferire il problema, non il detenuto, in un’altra sede. Niente 14 bis (semmai ci fossero vengono comunque impallinati dai sanitari o dalla Sorveglianza) niente articolo 32 del DPR 230/2000 con personale specializzato capace di intervenire in tempo reale nei confronti dei soggetti violenti. Solo ed esclusivamente un costoso “travaso” di detenuti a spese dell’amministrazione e sulla pelle del Corpo. Intanto, per restare in ambito Toscano-Umbro che risulterebbe al momento il più disastrato, un’unica sede del distretto sembrerebbe aver preso la direzione del buon andamento: sono arrivate unità in missione per chiudere l’Alta Sicurezza, è stata sgomberata una sezione, sono stati trasferiti i detenuti. Però forse ciò accade perché in questo momento vi opera uno dei vertici che contano, con linea diretta al DAP per trasferimenti, integrazioni d’organico e tutto il resto. Ma cosa succederà a luglio/agosto in quella stessa sede? Le alternative sono due: o manderanno un altro primo dirigente in forfettaria con collegamento diretto con l’amministrazione centrale, oppure designeranno d’ufficio un comandante che erediterà senza beneficio d’inventario un carcere “messo a posto”, ma dal quale però andranno via comandante, direttore, linea diretta con il DAP e tutti gli uomini delle specialità. È facile incassare successi effimeri – perché ci sono sempre conseguenze possibili in agguato – quando Largo Daga ti copre le spalle! Ovviamente, per gli eventi critici verificatisi in quella sede toscana e in un’altra sede umbra, è tutto a posto: la colpa non è mai dei vertici, ma sempre degli agenti-sovrintendenti-ispettori che non farebbero ciò che gli viene “ordinato” e per questo verranno puniti, magari con il supporto dei filmati di qualche telecamera interna..
Ma qualcuno si domanderà prima o poi se si possa continuare a lavorare così e se le responsabilità devono continuare a ricadere sugli ultimi? Questa è la strategia del DAP: spostare, trasferire, riorganizzare. Mai affrontare davvero i problemi. Mai dare continuità alle soluzioni. Mai, quando le cose vanno male, a livello di Dap o Prap assumersi le responsabilità che competono e che sarebbero d’obbligo o, magari, attribuirle a chi percepisce lo stipendio più alto proprio perché se le assuma. Fino a quando pensano al Dap, a via Arenula, o persino a Palazzo Chigi che un sistema del genere possa reggere senza degenerare con effetti devastanti per tutti? La caldissima estate è alle porte e già ha iniziato a bussare.
Fraterni Saluti a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP