di Leo Beneduci_ Mi è stato raccontato che un giorno, al terzo piano di Largo Daga, riecheggiava l’eco di un editoriale di OSAPPOGGI. Un signore di passaggio, testimone involontario, ha sentito pronunciare da un dirigente distinto nei modi e nell’abbigliamento una frase che suona più come un invito sibillino che come una proposta concreta: “Beneduci venisse qui”. Il resto è stato inghiottito dalla tromba dell’ascensore, quella che – ironia della sorte – porta giù, non su. Ma venire a fare cosa? A far capire a qualcuno di quel piano cosa significa “lavorare davvero nelle carceri in questo momento”? O ad osservare da vicino cosa combinano certi signori tra strategie opache e silenzi assordanti? La verità è che al terzo di piano ci dovrei andare eccome, ovviamente saltando del tutto la prima porta sul corridoio che non solo è inutile ma persino deleterio andarci, a meno di non volermi intossicare il fegato oltre alla giornata. Potrei invece andare dal Capo del DAP, Stefano De Michele, ad oltre cento giorni dal suo insediamento. Però il capo del Dap non c’è e, sinceramente, non so se ci sarà mai, come il suo predecessore: fisicamente presente e gentilissimo, ma per il resto, qualora fosse stato necessario parlare con chi comandava veramente, occorreva andare altrove. Un vuoto, quindi, che rischia di diventare la regola e che non è solo di contenuti, ma anche di autorevolezza, a meno di non voler intendere per contenuti e autorevolezza le infinite negatività che promano da quei luoghi e che il territorio assorbe. Nel frattempo, sempre tra i corridoi e uffici di Largo Daga, si mormora anche di sostituzioni imminenti. Una Provveditrice, disgustata dalla possibile rimozione del suo “amico” al terzo piano, lamenta di dover fare da badante ai neo-direttori e invoca gli interpelli per ricevere linfa nuova dalle querce vecchie, dell’amministrazione, come se fossero l’unico antidoto alla deriva gestionale. Il quadro è chiaro: chi ha esperienza viene messo Dap parte (parte per il Dap NDR), chi non ce l’ha viene gettato nella mischia.
L’unica oasi di efficienza? Il Triveneto, dove due dirigenti di vario rango operano con rigore. Ma anche lì, il rigore sembra aver perso il volto umano. Non guardano in faccia a nessuno, forse nemmeno a se stessi. E dovrebbero farlo per evitare le aggressioni. Questo è il DAP di oggi: autoreferenziale, silente, incapace di dialogare con chi rappresenta migliaia di poliziotti penitenziari. Un apparato che protegge le appartenenze e ignora le competenze. Dove il confronto è un optional e la trasparenza una chimera.Se davvero “Beneduci venisse qui”, forse qualcuno dovrebbe iniziare a parlare seriamente. Ma non nei corridoi. Non tra le porte degli ascensori. Bensì in una sede ufficiale, con contenuti, proposte e rispetto istituzionale. Perché il tempo delle allusioni è finito. E quello delle risposte è di molto in ritardo.
Fraterni saluti a tutti._ Nota per le redazioni_ Si autorizza la libera riproduzione del presente comunicato citando la fonte “OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria”. Interviste con il Segretario Generale OSAPP Leo Beneduci, disponibili previa richiesta, scrivere a osappoggi@gmail.com .
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

