di Leo Beneduci_ La voce del collega è sull’agitato andante: “…mi spiace, non posso stare al telefono perché devo montare in servizio, dalla segreteria mi hanno chiamato e mi hanno detto che oggi siamo a -40.”. Eppure la calura settembrina non ci sta facendo invidiare quelle di luglio ed agosto – penso e così replico: “maddai, fino a quando politica e Dap non ci porteranno allo zero assoluto (-273,15 °C) ci possiamo stare.”. Spiritoso a sproposito, io! L’ho detto, scritto e dibattuto; so che accadrà presto, che per riuscire a parlare o a chiedere notizie al telefono da qualsiasi carcere sul territorio, occorrerà farsi passare il ‘detenuto più anziano’. Come, noi appena arruolati, ci raccontavano, i colleghi più vecchi. Il ritorno al ‘secondino’ di una volta, una idea neanche troppo balzana né così lontana dalla realtà: quante volte negli ultimi mesi i colleghi aggrediti nelle sezioni detentive dall’ossesso di turno (sempre lo stesso, dopo innumerevoli eventi critici tranquillamente nella stessa cella) sono stati salvati da un altro detenuto? Eppoi non è solo una questione di organico, ma quella di assumere agenti di Polizia Penitenziaria in numero inferiore a quanti vanno in pensione, corrisponde ad una precisa scelta di politica penitenziaria nazionale. Potremmo dire che sia proprio il Governo a volerlo: meno agenti = maggiore responsabilizzazione dei detenuti, forse fino alla completa autogestione delle carceri. E se questa non è risocializzazione e fattivo reinserimento nella società civile, ditemi voi cos’è? Sarà anche per questo che tanti dirigenti penitenziari in pensione, diventano garanti dei detenuti? Chilometri zero dal produttore al ‘consumatore’ senza intermediari? È così che accade che le “temperature” delle carceri continuano a scendere, al Nord come al Sud: oggi Torino -60, Cuneo -40, Milano -50, Roma -70, Napoli -25, .Cagliari non pervenuta etc. Certo un piccolo problema ci sarebbe, anzi tanti ‘piccoli’ problemi, appunto, di ‘microcriminalità’ (magari fosse solo micro): i suicidi, la droga e le bevande fermentate in cella, i telefonini e le aggressioni, persino qualche violenza carnale, eppoi la criminalità organizzata che comanda o che dal carcere impartisce ordini all’esterno. Ma tanto, alle attuali condizioni di abbandono, la Polizia Penitenziaria che può fare? Meglio che si dissolva così, lentamente e senza particolari drammi e commozione dei vertici, che tanto a quelli nessuno li tocca. E che del Corpo, che avremmo voluto e che a volte c’era, permanga l’imperituro ricordo in Noi nostalgici. Un abbraccio come mille abbracci.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

