di Leo Beneduci_ Raccontano le “voci” (malelingue?) che De Michele, capo del Dap da maggio, sia stato convocato a Palazzo Chigi, colpevole, forse, la raggiunta consapevolezza, da parte della Presidenza del Consiglio, dei troppi fallimenti e dell’imminente naufragio del barcone penitenziario. Sostengono, anche, le chiacchiere ministeriali (pettegolezzi?) che il presunto idillio Delmastro-De Michele sia già in caduta libera e che sia imminente un ulteriore avvicendamento (Giustizia Minorile?). Certo che se fosse vero, a parte la ‘figuraccia’ chissà cosa direbbe l’altra Presidenza (ndr. della Repubblica)? Peraltro, da tempo non prestiamo fede alle illazioni a Largo Daga e a via Arenula.
Soprattutto, non riteniamo che, fatti e dati alla mano, sussista nell’attuale Governo un qualche concreto interesse a fare delle carceri italiane qualcosa di migliore e di più funzionale di quello che al momento sono. Non sono di De Michele le responsabilità per il disastro, per le condizioni delle infrastrutture, per il sovraffollamento, per la promiscuità, per i suicidi, le aggressioni e i danneggiamenti, per la crescente illegalità negli ambienti, nonché per l’inaccettabile e costante svilimento delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria.
Con il “nemico” costantemente in casa che continua a disporre e a fare sfoggio di intangibilità, forte di protezioni bipartisan, non riteniamo che l’attuale capo del Dap possa veramente risolvere alcunché. Ma se proprio, partendo dall’abc, dovessimo indicare quello che sarebbe urgente modificare e/o integrare, ci è d’obbligo guardare al vigente sistema dei Provveditori/Provveditorati regionali.
I Provveditori esistono in gran parte delle istituzioni pubbliche: ad es. quello alle Opere Pubbliche, quello agli Studi (ora Uffici Scolastici Regionali) etc…. Tutti i vertici che ambiscono all’incarico vi accedono per concorso pubblico. La regola sancita dalla Costituzione vige anche per diventare Agente, Sovrintendente, Ispettore o funzionario di Polizia Penitenziaria. Occorre superare concorsi specifici. L’unica eccezione scandalosa è, probabilmente nella amministrazione penitenziaria. I Provveditori Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria, vengono reclutati “per meriti” non meglio identificabili, tra i direttori-dirigenti amministrativi (a loro volta, oggi, tutti promossi a dirigente, ope legis e senza concorso) in mancanza di qualsivoglia specifica selezione e/o formazione. Sceglie la politica: questo mi sta più simpatico, con quest’altro eravamo compagni di banco alle elementari, etc. Addirittura, è capitato che ci siano stati e ci siano Provveditori e dirigenti generali divenuti tali dopo 4 evasioni e/o 6 suicidi, pesanti e ripetute vertenze sindacali, condanne alle spese, etc. nel carcere dove erano direttori, che come ‘meriti’ acquisiti e valutabili non c’è che dire (sic!). Il paradosso è che, poi, questi signori diventano presidenti di commissioni di concorso dei loro sottoposti e sanciscono che la Polizia Penitenziaria non può usare le manette, o che gli scudi sono dispositivi di protezione individuale e non presidi antisommossa. Solo in Italia, credo, chi ha dimostrato incompetenza sul campo può assurgere, per amicizia e simpatia, a ruoli apicali quali quelli di dirigente generale e direttore generale, o anche più su. Del tutto normale che poi, a diecimila e più euro al mese, costoro si dimentichino della trincea del carcere, dove se del caso hanno raggiunto risultati tutt’altro che entusiasmanti e si ergano a superiori assoluti delle strutture che dovrebbero gestire con oculatezza e risultato (qualità di cui nessuno chiede loro conto), autoconvinti di capacità manageriali che la realtà ha già smentito. Il dramma ulteriore è che alla fine si raccontano e vivano in un pianeta penitenziario parallelo ma distante anni luce dai fatti, dove persino le gestioni fallimentari diventano “esperienza”, dove le condanne alle spese nei TAR si trasformano in “bagaglio formativo”.(sic!) Gestori esterni, senza alcuna responsabilità a loro ascrivibile, dell’emergenza perpetua, governano carceri e poliziotti, spostano detenuti spesso dove capita o dove non sarebbe il caso e chiamano per incarico fiduciario chi vogliono nei loro uffici. Mentre gli appartamenti al Corpo, per ogni avanzamento, persino per 50 euro al mese in più, hanno sudato e combattuto nelle selezioni dei concorsi, costoro siedono nelle poltrone distrettuali nella convinzione di essere manager illuminati, quando sono solo il prodotto di un sistema che non premia i migliori, E quando le cose, come sempre più spesso capita, vanno male, la colpa è degli altri, mai la loro. È l’Italia del clientelismo spacciato per meritocrazia, Un sistema feudale dove l’inettitudine e la superficialità selezionano altre incompetenze, dove chi non ha mai dimostrato nulla pretende di giudicare chi invece, già solo per sopravvivere, ha sempre dovuto dimostrare tutto. Qualcuno può pensare che, essendo questi i massimi vertici delle carceri sul territorio e anche al centro, il sistema penitenziaria possa cambiare, i detenuti stare meglio, rieducati e poi reinseribili nella società civile e i poliziotti penitenziari tutelati, considerati e impiegati come realmente dovrebbero essere? È peraltro, senza neo-militarismi o nostalgie, probabilmente, proprio la Polizia Penitenziaria il fulcro del problema, perché se si salva almeno il Corpo, tutto il resto potrebbe anche salvarsi. Aboliamo quindi, la “collosa” dipendenza gerarchica della Polizia Penitenziaria da queste figure lasciando solo la dipendenza funzionale. Aboliamo i lacci e lacciuoli operativo-logistici che legano i contingenti di Polizia Penitenziaria sul territorio, a discapito di un impiego più funzionale e idoneo anche alle emergenze criminali interne agli istituti di pena. Nella sostanza, allentiamo lo strangolamento gestionale dei Provveditorati Regionali nei confronti del Corpo. Oggi più che mai è indispensabile istituire strutture regionali di vertice della Polizia Penitenziaria. Perché e ci dispiace dirlo, se le carceri sono già perdute in maniera quasi irrimediabile, qualora si perda anche la Polizia, Penitenziaria, come qualcuno anche desidererebbe, il danno riguarderà tutti i cittadini e i figli dei cittadini per generazioni. Fraterni saluti a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

