di Leo Beneduci_ Ispirato a una storia vera. Ogni riferimento a persone esistenti è puramente casuale. L’unica cosa vera è l’accusa di alcuni dei vertici del DAP e dei direttori al Sottosegretario Delmastro.
PREMESSA
Quello che segue potrebbe essere accaduto a livello di direzione d’istituto, provveditorato, direzione generale, ma abbiamo dovuto adattare nomi e circostanze per tutelare i protagonisti. Non è frutto di fantasia, ma la cronaca fedele di un ordinario turno di servizio e dello straordinario cinismo con cui i vertici amministrativi gestiscono le emergenze quotidiane del sistema penitenziario. I fatti narrati rappresentano la realtà vissuta da migliaia di poliziotti di trincea che ogni giorno affrontano situazioni critiche mentre l’amministrazione si rifugia dietro burocrazie autoreferenziali e prassi che negano la dignità professionale di chi opera in prima linea.
Il sottosegretario Delmastro – piaccia o meno – rappresenta la politica democraticamente eletta. I burocrati del DAP rappresentano solo se stessi e la loro categoria autoreferenziale. Tra democrazia e tecnocrazia, l’OSAPP sceglie sempre la democrazia.
Pubblichiamo la ipotetica lettera congiunta del personale aggredito ai vertici: “Basta con questa farsa”
I loro nomi sono agente Primo Dimenticato, assistente Massimo Sfruttato, sovrintendente Franco Tradito, ispettore capo Sempre Bistrattato, comandante Luigi Ignorato.
MISSIVA IPOTETICA (MA REALE NELLE CONDIZIONI DESCRITTE) ALL’INDIRIZZO DEL CAPO DEL DAP.
Egregio Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, siamo i poliziotti che hanno gestito l’evento critico dell’aggressione di ieri sera a…… – rispetto alla quale la sala situazioni ha chiesto chiarimenti. Abbiamo complessivamente oltre novanta anni di servizio e scriviamo ciò che non riusciamo più a tenere dentro.
Ogni mattina entriamo in reparto sapendo di non poter prendere impegni con i figli, il dentista, o la vita privata. Il turno sappiamo quando inizia – spesso in anticipo, perché dormiamo in caserma e l’allarme suona ogni notte – ma mai quando finisce. La giornata lavorativa è sempre un’incognita.
Dopo aver gestito l’ennesimo evento critico, quasi sempre causato dal detenuto Spaccotutto Iononpago, che ci minaccia dicendo “ti denuncio, tu sei solo un portachiavi, e sostituiscimi subito la televisione che ho rotto”, il giorno dopo ce lo ritroviamo nel torneo di calcetto o a lavorare in cucina con i coltelli. Lui diventa un eroe, i suoi compagni lo emulano e noi prendiamo altri sputi e schiaffi.
Sig. Capo del Dipartimento, i detenuti violenti che ci aggrediscono li ritroviamo nella stessa cella, pronti a riprovarci. Le direttive del provveditore sull’ordine e la sicurezza, la conta, i registri parlano di aria fritta, mentre noi subiamo sputi, botte e minacce. I provveditorati e il DAP sono pieni di colleghi e in trincea siamo sempre di meno. Siamo poliziotti ma non possiamo usare sfollagente e manette nelle sezioni, mentre un vice capo DAP chiama i kit antisommossa “dispositivi di protezione individuale”, contraddicendo il D.Lvo 81/08.
Lavoriamo ancora con il regolamento del 1990, che si fermava agli ispettori, ignorando che esistono dirigenti. Le celle sovraffollate esplodono e noi dobbiamo gestire l’ingestibile con mezzi inadeguati e cimici e ratti che infestano gli ambienti.
Non ce la facciamo più a fingere che tutto vada bene mentre voi, dalle vostre poltrone romane, scrivete relazioni di fantasia. Vogliamo solo poter lavorare in sicurezza e con dignità.
Nelle prossime pubblicazioni daremo conto, sempre riferendoci a fatti reali, della possibile risposta del Dap (di uno dei vertici) e successivamente di quella del sindacato.
Fraterni Saluti a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

