di Leo Beneduci_ Cari vertici politici e amministrativi, lo sapete che c’è un Provveditore regionale — scelto per le sue “buone doti” — che non rafforza la sicurezza, non forma, non guida, non protegge. E quando il personale evita gli incarichi di comando — come accade ormai sistematicamente, preferendo DAP e PRAP — si difende con i gruppi di lavoro che servono più a proteggere chi li ha istituiti che a tutelare chi lavora negli istituti. SI BADI BENE, QUELLO CHE SCRIVEREMO NON RIGUARDA UN UNICO PROVVEDITORE MA TANTI, e, dati i risultati. verrebbe da chiedersi se non sia il caso di abolirli i Provveditori dell’Amministrazione penitenziaria invece che moltiplicarli come una certa politica sta facendo… Nel caso in ispecie, peraltro, il/la dirigente generale non si interroga sulle cause, ma istituisce squadre ispettive per fare le pulci ai colleghi rimasti a lavorare, nonostante tutto. nelle carceri. Il decreto del 3 ottobre 2025, del PRAP Toscana-Umbria, è l’ennesimo esempio di gestione difensiva e documentale. Un gruppo ispettivo, composto da dirigenti e commissari in tirocinio operativo — sic! — viene sottratto agli istituti per compilare relazioni, moduli e verbali. Nessuna formazione, nessun intervento strutturale, nessuna risposta alle carenze che il Provveditorato stesso ha generato con i trasferimenti per ordine e sicurezza. Solo carta. Solo alibi. A Prato, Sollicciano, San Gimignano, Livorno, Perugia e Terni, gli eventi critici si moltiplicano. Ma invece di affrontare le cause — organici insufficienti, strutture fatiscenti, assenza di addestramento per interventi immediati, allestimento celle antivandalo — si preferisce verificare gli effetti. E scaricare sulle Direzioni locali responsabilità che sono, per legge, regionali.
Il Nucleo Provinciale Traduzioni e Piantonamenti viene depotenziato. I neo-comandanti restano solo sulla carta. E mentre il personale è costretto a gestire emergenze con mezzi insufficienti, il Provveditorato si dedica alla raccolta dati postuma, per rispettare scadenze burocratiche o magari, tanto per non farsi mancare niente, per moltiplicare i procedimenti disciplinari. Chi glielo spiega al/alla dirigente generale che la sicurezza penitenziaria non si garantisce con i sopralluoghi? Che non si costruisce con le relazioni semestrali? E non si difende con i gruppi di lavoro che servono più a proteggere chi li ha istituiti che a tutelare chi lavora negli istituti?
L’OSAPP lo afferma con chiarezza: la sicurezza non è un modulo da compilare. È una responsabilità da assumere. E chi la elude, non può continuare ad occupare poltrone per scrivere carte e ignorare la realtà. Certo, non saremo Noi a determinare certe scelte, ma a Largo Daga e a via Arenula, se non anche a Palazzo Chigi, sappiano che i Poliziotti Penitenziari, in numero crescente, sono sempre più consapevoli del come e del perché certe cose nelle carceri stanno avvenendo sempre più spesso e discapito non solo delle “guardie” ma dell’intera Collettività. Fraterni saluti a tutti. _ Nota per le redazioni_ Si autorizza la libera riproduzione del presente comunicato citando la fonte “OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria”. Interviste con il Segretario Generale OSAPP Leo Beneduci, disponibili previa richiesta, scrivere a osappoggi@gmail.com .
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
OSAPP – Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP

