
di Leo Beneduci_ “Scienza delle merendine” – così definiamo l’approccio alla sicurezza penitenziaria. I vertici investono nelle etichette colorate (GIR, GOM,NIR, GIO, NEGOZIATORI) anziché nella sostanza. Casacche e baschi dei gruppi speciali: colori vivaci e loghi accattivanti come le confezioni di merendine sugli scaffali – attirano l’attenzione ma nascondono ingredienti scadenti. Disposizioni informali sull’impiego del GIR – senza tavolo sindacale ma con il benestare del Sottosegretario – rivelano una gestione delle risorse umane che ignora la scienza dell’organizzazione e le regole contrattuali. Chi decide segue il marketing delle merendine: confezione luccicante all’esterno e contenuto inconsistente per chi affronta quotidianamente i detenuti nelle sezioni in cui il nostro Sottosegretario finalmente è entrato. La disparità è lampante: mentre agenti GIR consumano barrette proteiche in comode sale d’addestramento, i poliziotti di trincea li incrociano nelle sedi di servizio e varcano il cancello dell’area detentiva in cui ingoiano rabbia e preoccupazioni per otto ore consecutive tra sangue, grida, urina e violenza. Quelli della “ casta “evitano accuratamente sezioni e reparti, i poliziotti di trincea rimangono confinati nelle sezioni in palese violazione del d.lgs. 81/08 e di ogni principio di equità. Il GIR, presentato come miracoloso (riduzione del 90% degli eventi critici!), si traduce in “osservatori privilegiati” che fanno da cornice mentre i colleghi di trincea affrontano la drammatica realtà penitenziaria senza alcun supporto concreto. Tutti oramai intoccabili in tuta ginnica e uniforme operative che osservano da lontano chi combatte in prima linea. I negoziatori – l’ennesimo “snack” per altre 50 unità sottratte alle sezioni e pubblicizzato dall’On.le Sottosegretario su YouTube quale soluzione ad aggressioni, risse e tossicodipendenze (?), persino con indennità ad hoc nel nuovo contratto, rappresentano un’altra fantasia nella complessa babele penitenziaria. Chi parlerà arabo, inglese, francese o cinese durante una rivolta? Un’ora per l’arrivo in istituto significherebbe conseguenze irreversibili in caso di sequestro.
Il Personale di trincea non chiede “merendine amministrative” ma sostanza:
GIR negli istituti critici con presenza costante, non come turisti in visita;
Gruppi locali radicati nelle realtà difficili, non concentrati nei comodi capoluoghi;
regole d’ingaggio chiare per evitare nuovi casi come Santa Maria Capua Vetere o San Gimignano;
alternanza vera tra formazione e servizio attivo, eliminando caste privilegiate;
formazione reale prima di parlare di “negoziatori”.
L’OSAPP, purtroppo per loro, ha imparato a leggere le etichette degli ingredienti e anche grazie ai Colleghi che lo vedono e lo raccontano riconosce quando dietro packaging colorati si nascondono prodotti scadenti. La sicurezza penitenziaria non è un pacchetto da aprire velocemente durante la pausa o tra una visita e l’altra: con tanto di picchetto per l’accoglienza: è sangue, sudore e rischio quotidiano per chi sta in prima linea, dimenticato dalle istituzioni ma sempre presente per garantire la sicurezza della collettività.
A quando discorsi e progetti seri per chi lavora in carcere, invece che vaniloqui e promesse solo per chi ne vuole uscire?
Un fraterno saluto e un buon primo maggio a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP