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L’OSAPP: “27 SUICIDI in SOLI 3 MESI nelle CARCERI ITALIANE, MA il GOVERNO RESTA A GUARDARE”

Che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nell’attuale andamento del sistema penitenziario è sotto gli occhi di tutti e, qualora non bastassero le centinaia di aggressioni subite ogni mese dal Personale di Polizia penitenziaria, come l’accresciuto uso di alcool e di droghe, spesso gestite direttamente dalla criminalità organizzata, in carceri in cui hanno iniziato a fare capolino sostanze pericolose e di arduo rinvenimento quali “spice” e “Fentanyl”, l’altissimo numero dei suicidi, 27 dall’inizio dell’anno nella popolazione detenuta e 3 tra i Poliziotti Penitenziari, avrebbe dovuto destare molto più della semplice preoccupazione.
“Benché il nostro ruolo di rappresentanti sindacali – afferma Leo Beneduci, Segretario Generale dell’OSAPP (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) – rispetto a problemi così gravi ci releghi alla mera segnalazione dei fatti, non accettiamo l’inesplicabile assenza di iniziative idonee”.
“Se rispetto alle aggressioni la promiscuità delle sezioni detentive che accumuna agli altri detenuti soggetti di elevata pericolosità o con palesi problemi di natura psichiatrica, fa il paio con l’assoluta povertà di mezzi e di adeguata formazione nel Personale e la diretta relazione tra tossicodipendenza e criminalità dovrebbe essere soggetta ad attenti monitoraggi nei rapporti e nell’afflusso di somme tra esterno ed interno al carcere – prosegue il leader dell’OSAPP – riguardo ai suicidi l’attenzione dovrebbe rivolta alla complessiva gestione-organizzazione delle carceri, spesso sempre le stesse, che ne divengono il teatro, rispetto ad indicatori quali le carenze degli organici e la gravosità dei turni (che qualora carenti impediscono debita attività di vigilanza), l’adeguata presenza o meno di presidi di natura psicologica e sanitaria, la qualità ed il degrado degli ambienti e dei relativi servizi, etc.”.
Invece – conclude Beneduci – per un carcere che sempre più spesso è criminogeno esso stesso e non assolve più da tempo alla funzione sancita costituzionalmente del reinserimento sociale, le sensazioni dirette riguardano l’improvvisazione e il menefreghismo nei confronti dell’utenza come degli addetti al settore, per un fatalismo inerte che appare coinvolgere anche i principali organi politici dello Stato.

Redazione OSAPPoggi

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