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L’inchiesta sulla rivolta in carcere, sono 99 i detenuti indagati

Pavia, sono accusati di devastazione e saccheggio per i disordini scoppiati l’8 marzo scorso: protestavano per le restrizioni Covid.

La sera dell’8 marzo dell’anno scorso i detenuti del carcere di Pavia, sull’onda delle proteste andate in scena in diverse carceri italiane, organizzarono una rivolta per protestare contro il blocco dei colloqui e, in generale, le condizioni di detenzione durante l’emergenza sanitaria. A distanza di quasi un anno dalla vicenda sono arrivati 99 avvisi di garanzia ad altrettanti detenuti che parteciparono alla rivolta. Il sostituto procuratore Chiara Giuiusa ha chiuso le indagini e notificato l’atto con le accuse ai detenuti: devastazione e saccheggio, oltre che resistenza a pubblico ufficiale, contestata però solo ad alcuni reclusi.

Il danno alla struttura

Quando i detenuti erano tornati nelle loro celle, dopo una difficile mediazione, i vertici del carcere avevano dovuto fare il bilancio della devastazione. La notte di rivolta, durata sette ore, aveva comportato un danno di circa un milione di euro, tra porte divelte, arredi e materassi incendiati, estintori svuotati. Tre agenti della polizia penitenziaria erano rimasti feriti nel tentativo di reprimere la ribellione, che si era accesa sulla scorta delle rivolte in altre carceri italiane. I detenuti, per protestare contro il blocco dei colloqui dei familiari e le condizioni di sovraffollamento delle celle, che a loro avviso li esponevano al rischio di contagio, erano usciti dalle celle ed erano saliti sul tetto della struttura. Nell’avviso di conclusione delle indagini non si fa riferimento al danno provocato, ma ci sono le contestazioni di cui devono rispondere, a vario titolo, 99 detenuti individuati tra i circa 200 reclusi che avevano partecipato alla rivolta.

Protesta sui tetti

Gli indagati, secondo la procura, avrebbero avuto un ruolo più distinto, come fomentatori oppure come collaboratori attivi. La sommossa era esplosa verso le sette di sera, quando alcuni detenuti, mentre rientravano nelle celle dopo il momento di socialità, hanno cominciato a distruggere le vetrate delle postazioni di servizio degli agenti, usando gli estintori a polvere per costringere le due guardie presenti in quel momento a retrocedere. Nella confusione i detenuti erano riusciti a impossessarsi delle chiavi delle celle e le avevano aperte liberando i compagni. In pochi minuti la rivolta aveva raggiunto i cancelli di sbarramento del piano terra. Alla fine erano riusciti a salire sui tetti. Durante il loro passaggio avevano distrutto pareti, docce, divelto i termosifoni, rotto i quadri elettrici e le telecamere, appiccando anche il fuoco in più punti del carcere. La conclusione delle indagini da parte della procura arriva poche settimane dopo la richiesta di archiviazione, all’opposto, per i presunti pestaggi denunciati da quattro detenuti. Per questo filone si è ancora in attesa della decisione del giudice.

 

 

Fonte: laprovinciapavese.gelocal.it

Redazione OSAPPoggi

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