
di Leo Beneduci_ Nell’arco di un solo anno, nella stessa regione, abbiamo assistito a una trasformazione che ha del sorprendente: il sottosegretario delegato Andrea Delmastro, che alla Dogaia di Prato irrompeva nella sala convegno come uno “sceriffo” promettendo rivoluzioni immediate, è apparso qualche giorno fa nel carcere di Firenze-Sollicciano come un pacato amministratore, quasi irriconoscibile nei toni e nell’approccio.
Questa metamorfosi solleva interrogativi legittimi che meritano risposte. Tre le possibili ipotesi:
Prima ipotesi: il sottosegretario ha dovuto fare i conti con la realtà. Il gruppo di potere del DAP, nonostante le sue roboanti promesse, non è riuscito a garantire il governo delle carceri, ad individuare e a nominare un comandante per ciascun istituto penitenziario (a Prato Delmastro ne aveva preannunciato l’insediamento così come per il Direttore); il fallimento è risultato evidente: dopo un anno, sempre a Prato si prepara l’arrivo del secondo comandante e sempre in regime di missione forfettaria, mentre le promesse di stabilità restano lettera morta anche in altre sedi sul territorio.
Seconda ipotesi: Delmastro sembra aver preso coscienza dell’incapacità dell’intoccabile Direttore Generale del Personale di gestire efficacemente le risorse umane. Sempre per restare nelle promesse non mantenute i fatti parlano chiaro: suicidi, evasioni, devastazioni delle sezioni detentive e aggressioni mentre il numero delle assunzioni nella Polizia Penitenziaria è da tempo inferiore al numero di coloro che se ne vanno
Terza ipotesi: forse la più recente e accreditata: qualche autorità superiore di Via Arenula, o da altro Palazzo, potrebbe aver imposto di moderare i toni. Secondo alcune fonti ci sarebbero state battute ed affermazioni poco gradevoli (suggerendo ad alcuni dei vertici del Dap di prenderne le distanze).Persino si vocifera che girerebbero delle registrazioni audio e video, tali da suggerire un drastico cambio di toni e contenuti nelle comunicazioni pubbliche.
Sono certamente illazioni, sulla cui veridicità non perverrà mai una conferma, ma qualcosa deve essere accaduto necessariamente.
Peraltro rispetto a quanto preannunciato dal nostro a Sollicciano pochi giorni fa e per entrare nel merito, è significativo notare come, mentre a Prato si continuano a promettere figure dirigenziali che non arrivano mai, a Firenze si stanziano concretamente 10 milioni di euro per interventi strutturali. Due pesi e due misure che raccontano non solo di una gestione carceraria incoerente, ma anche di possibili crisi di credibilità personale.
Riascoltando l’intervento di Delmastro nella sala convegni del carcere la Dogaia, si susseguono le “inossidabili certezze” di Delmastro che oggi suonano come un imbarazzante promemoria di quanto la realtà possa essere distante dalle parole altisonanti della politica.
Il caso solleva una questione più ampia: può un’amministrazione seria cambiare così radicalmente approccio tra due strutture sotto lo stesso Provveditorato Regionale? E soprattutto, i cittadini (ma anche il personale) non meriterebbero di sapere cosa si nasconde dietro questo evidente cambio di strategia comunicativa?
Un abbraccio come mille abbracci.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP