
di Leo Beneduci_ Giambattista Vico ha parlato di “corsi e ricorsi storici ” per spiegare l’evolversi ciclico delle civiltà, ma l’amministrazione penitenziaria è riuscita nell’impresa di stravolgere anche il grande filosofo napoletano: qui i “corsi e ricorsi” sono diventati “corsi di formazione e ricorsi giurisdizionali”, in un’altalena infinita di inadeguatezza burocratica. La catena di comando al DAP tanto sbandierata da chi l’ha patrocinata forse non è così solida e robusta come propagandato, non ha superato il rodaggio e oggi mostra tutte le sue crepe. Domani si insedieranno in modo pressoché contestuale i neo vice commissari in “tirocinio operativo” ed i neo vice ispettori che dovranno affrontare il periodo di prova, ma lo faranno in una situazione di totale schizofrenia normativa. Abbiamo avuto ispettori comandanti reggenti, agenti con nove mesi di servizio capoposto in carceri con 500 detenuti ed ora lasciamo una risorsa di funzionari abbandonata a sé stessa e alla sensibilità del direttore penitenziario della sede in cui sono “atterrati” come ha detto qualcuno. Per i vice ispettori – ruolo apicale della carriera non direttiva – è prevista l’assunzione diretta di rischi e responsabilità dal primo giorno del periodo di prova. Diventano protagonisti immediati dell’azione operativa. Per i commissari – carriera direttiva – invece il copione prevede il ruolo di spettatori, formalmente assegnati con precise funzioni ma di fatto abbandonati a se stessi, osservatori di una realtà che dovrebbero guidare. Il paradosso si completa quando si scopre che i primi dirigenti del Corpo sono rigorosamente in forfettaria, ad es. a Prato e Spoleto, assenti nel momento cruciale dell’insediamento delle nuove leve. Il direttore generale del personale ha brillato per il vuoto pneumatico delle sue iniziative di accompagnamento per queste importanti figure istituzionali. La mancanza di chiarezza e trasparenza ma soprattutto di umanità verso chi deve operare sul campo dimostra che questa amministrazione è solo apparenza. Un sistema di facciata che nasconde il vuoto totale di visione e competenza, dove l’incapacità va ben oltre l’immaginazione trasformando ogni tentativo di progresso in un boomerang burocratico. La catena di comando si è spezzata proprio quando serviva di più, i dirigenti sono altrove, l’amministrazione resta solo apparenza in un teatro dell’assurdo dove gli ispettori diventano protagonisti di un copione scritto male o forse rubato ad altre forze di Polizia e i commissari spettatori di uno show o che non riescono a decifrare. E Delmastro? Come faccio a non scriverne anche se alcuni in Consiglio Nazionale dell’OSAPP storceranno il naso? Lui parla male (l’ultima a Palermo) dei suoi predecessori e fa promesse su cose trite e ritrite, o che non si realizzeranno e nel frattempo le botte si continuano a prendere come le denunce (rischio professionale?), mentre gli anziani in sezione devono lavorare il doppio e i ragazzi si dimettono.
Ma la musica non cambierà e il tour riprenderà altrove, perché il contatore delle corbellerie è sempre spento.
Buona domenica a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP