
L’ignoranza, dal latino “ignorare” ovvero “non conoscere”, “non voler sapere”, unita all’arroganza di chi pretende di governare senza ascoltare: questa è la vera tristezza che pervade il DAP di Largo Daga.
La tristezza più profonda non è solo quella di chi rischia la vita in sezione e viene dimenticato, ma anche quella di chi, dalle scrivanie ministeriali, trasforma ogni emergenza in business ignorando deliberatamente il suo giuramento e i recenti moniti di Papa Francesco e del Presidente Mattarella.
Da Prato a Biella, da Trento al Beccaria, assistiamo allo stesso desolante spettacolo: comandanti presenti ininterrottamente ma solo per il tempo della forfettaria (110 euro al giorno), mentre il Sottosegretario, novello “caporale di giornata” oltre che vero capo del Dap e del personale, pretende rinforzi in Piemonte a spese dei contribuenti e richiede promozioni per meriti eccezionali che, al momento, nessun organo di controllo sembra eccepire. Un’amministrazione che spende milioni in missioni ma non riesce nemmeno a mantenere una connessione Teams, che propaganda collegamenti in tempo reale tra la sala situazioni di Roma e le sale regia/telecamere degli istituti ma poi precetta direttori e comandanti a presentarsi a Roma entro due ore perché il collegamento Teams non regge.
Perché deve essere l’organo politico ad intervenire direttamente contro la disfunzione di un singolo carcere (su mille che ne accadono quotidianamente)?
Perché deve essere un Sottosegretario alla Giustizia a sbraitare e a cazziare direttori e comandanti, magari perché non sanno gestire un singolo 14 bis?
Non ci sono organi centrali a Largo Daga che dovrebbero conoscere e prevenire o anche correggere, visto che sarebbe questa la loro molto ben retribuita funzione?
Lui, il Sottosegretario, si vanta di tanta iperattività in settori di cui altri si dovrebbero interessare, ma probabilmente gli Organi del Dap, con la scusa che tanto c’è Lui, possono permettersi di fare molto meno e molto peggio di quello che dovrebbero, perché le condizioni delle patrie galere e di lavoro nelle stesse stanno precipitando rovinosamente.
La tristezza si declina in mille paradossi.
Un DAP che si preoccupa dei cellulari mentre consente ai detenuti AS videochiamate senza controlli.
Provveditori regionali che fanno da stampella all’amministrazione centrale (per paura?) invece che sostenere il personale di trincea che non opera all’interno di circuiti, ma in gironi infernali.
Direttori e comandanti che hanno smarrito l’orgoglio del ruolo e persino la parola, al più dividendosi in cordate.
Un comitato di esperti che percepisce missioni per scrivere protocolli in contrasto col codice penale e spende l’incarico come punteggio per le promozioni.
Un’amministrazione che si definisce “autorità dirigente” dimenticando di essere solo un organo amministrativo
La tristezza più grande è vedere un addetto ai colloqui finire sotto procedimento per aver scritto “50 euro” invece di “5” sul bollettario – la terminologia è eloquente -, mentre la misteriosa Palazzina 20 di via di Brava resta avvolta nel silenzio. Un DAP che punisce gli ultimi e premia i soliti noti, che massacra disciplinarmente i colleghi mentre regala forfettarie, alloggi di servizio e auto blu.
Questa è la vera tristezza del DAP: un’amministrazione che ha scelto deliberatamente di non conoscere la realtà della trincea, trasformando la propria ignoranza in arroganza e ogni emergenza in occasione di business personale.
Lo sappiamo, sono cose che scriviamo sempre più spesso, ma la verità è che oltre alle centinaia-migliaia di doglianze e proteste che riceviamo come O.S.A.P.P., tranne qualche eccezione, sembra accrescersi nei Colleghi/e l’acquiescenza al sistema, come se nulla si possa fare e le cose non possano cambiare e come se il silenzio “assordante” di altre Componenti possa considerarsi normale.
NON È COSÌ CHE DEVE ANDARE E NON È COSÌ CHE ANDRÀ SEMPRE!
Fraterni Saluti.-
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria