Ci sono troppe persone con disagio psichico detenute nella Casa circondariale di Spini di Gardolo a Trento.
Né il personale sanitario né gli agenti di polizia penitenziaria sono in grado di gestire e contenere adeguatamente, per carenza di organici, la situazione.
La situazione è emersa dalle consultazioni volute oggi dalla Quarta Commissione del Consiglio provinciale di Trento.
Il disagio psichico nel carcere è stato acuito dalla pandemia ed il 10% dei detenuti soffre di una grave patologia psichiatrica, un certo numero di questi in fase acuta. È quindi urgente – ha spiegato la garante dei diritti dei detenuti Antonia Menghini – organizzare un Centro diurno per la riabilitazione psichiatrica. Quanto all’elevato numero di ingressi da trasferimento, la Garante ha osservato, anche rispondendo a una domanda di Paolo Zanella (Futura), che molti detenuti vengono trasferiti nella Casa circondariale di Spini perché l’amministrazione penitenziaria continua a pensare che a Trento vi sia una struttura con disponibilità di posti, mentre altri istituti del Triveneto scoppiano per il sovraffollamento.
L’epidemia – ha aggiunto Menghini – ha ulteriormente compresso i diritti già limitati riconosciuti nel carcere alle persone detenute, incidendo sul loro equilibrio. Nel carcere di Trento i casi di autolesionismo sono raddoppiati rispetto agli anni precedenti. E la casa circondariale continua a scontare problemi di carenza di personale. Manca dal 2019 manca una direzione esclusiva della struttura di Trento. Dovrebbero esserci inoltre almeno 6 educatori mentre ce ne sono solo tre.
Le unità di polizia penitenziaria dovrebbero essere 227 mentre oggi sono 140 e ultimamente sono scesi di 15 unità.
Tutto ciò – ha commentato Menghini – concorre sia a rendere “molto gravosa la gestione della Casa circondariale sia a rallentare l’offerta trattamentale”. Quanto al comparto medico, da inizio ottobre è venuta meno l’assistenza sulle 24 ore, anche se ora l’Azienda sanitaria provinciale conta di risolvere il problema.
Fonte: ansa.it
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