I suoi capelli lunghi e mossi erano sembrati il nascondiglio perfetto per due microcellulari completi pure di caricabatterie, pronti per essere introdotti di nascosto alla Dozza e destinati a essere consegnati nelle mani di uno dei suoi assistiti, con cui aveva appuntamento per un colloquio. Ma il metal detector all’ingresso della Dozza ha suonato e così gli Agenti della Polizia Penitenziaria hanno sorpreso l’avvocatessa con le mani nel sacco, anzi nei capelli.
La professionista, 37 anni, è stata denunciata. La donna non sarebbe neppure nuova a questo tipo di infrazioni.
Qualche tempo fa l’avvocatessa fu sorpresa nella medesima situazione, cioè mentre era intenta a fare entrare illegalmente telefonini nel carcere con l’obiettivo di consegnarli ai propri assistiti durante i colloqui.
Anche all’epoca venne denunciata e a quanto si apprende sarebbe stata pure sospesa per un periodo dall’Ordine degli avvocati.
Il marito della donna si trova attualmente recluso proprio nella casa circondariale Rocco d’Amato.
Non finisce qui: nell’arco di questa settimana il personale del carcere ha trovato nella ormai solita sezione di alta sicurezza un paio di smartphone, nelle disponibilità di alcuni dei volti noti della maxi inchiesta della Dda con trenta indagati, che il 31 maggio scorso portò all’arresto di quattro detenuti trovati in possesso di un totale di 13 telefonini, e dell’addetto al sopravvitto (il market del carcere), accusato di averglieli procurati.
Si tratta di recidivi, che sono stati denunciati. La richiesta nei loro confronti è che vengano trasferiti in un’altra struttura carceraria, dove non potranno più godere della rete di contatti che si sono evidentemente creati qui.
A quanto si apprende si tratterebbe di uomini pugliesi, attualmente reclusi per reati legati all’associazione mafiosa, come la maggior parte dei detenuti del reparto di alta sicurezza; il trasferimento potrebbe avvenire a breve.
Fonte: ilrestodelcarlino.it
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