
di Leo Beneduci_ Mi dicono che oramai tra i sindacati scriviamo e protestiamo solo Noi dell’OSAPP e, a dire il vero, non so se è un complimento o un’accusa! Rispondo, comunque, che scriviamo e protestiamo non per le tessere, che tanto i Colleghi si iscrivono a tutti, compresi i sindacati silenti e accondiscendenti, per motivi ed interessi vari e non certo per le iniziative e/o per la politica sindacale. Noi continuiamo a scrivere e a batterci perché siamo convinti che la Polizia Penitenziaria possa rialzarsi ed ottenere un reale miglioramento e che ciò non possa non passare per una reale presa di coscienza sulle condizioni in cui si lavora soprattutto nelle carceri e sulle cause che le hanno determinate. Noi dell’OSAPP siamo convinti che, prima o poi, occorra superare la quotidiana battaglia, gli uni contro gli altri, per la sopravvivenza e che tutti insieme occorra pensare e programmare (perché tanto al Dap pensano solo alle loro poltrone) un futuro diverso, se non per Noi almeno per i Colleghi più giovani. Ulteriormente, ma in questo caso lo scrivono: “…ma non lo sapevate che le ‘stanze dell’amore’ le avrebbero fatte? Perché voi dell’OSAPP cadete dalle nuvole e vi arrabbiate?” “Certo che lo sapevamo – rispondo io – è dalla sentenza di gennaio 2024 che lo sappiamo, ovvero da 14 mesi e forse anche da prima. Ma non con la noncuranza, l’improvvisazione ed il disinteresse per le reali condizioni del territorio e dei Colleghi che gli attuali vertici attuali del Dap hanno dimostrato”. Armiamoci e partite, una volta erano i direttori penitenziari negli istituti ad essere accusati di tale indifferenza riguardo alle condizioni di lavoro e di disagio del personale di Polizia Penitenziaria, perché a loro bastava firmare un ordine di servizio per scaricare ogni responsabilità e se poi era l’Autorità Giudiziaria a chiedere spiegazioni loro comunque lo avevano disposto! Oggi non è più così, i direttori sono, a volte e quando ci sono, anche loro le vittime designate, almeno delle “cazziate” superiori, perché il nemico di ogni miglioramento e di una reale considerazione del valore e delle necessità di chi opera nelle trincee degli istituti, vive e vegeta nei Prap e soprattutto nel Dap. Guai a chi non si adegua e non si associa alle cordate. perché il “dividi et impera” è ancora in voga. Per questo abbiamo criticato e non condividiamo alcunché di quello che Delmastro dice e fa, che invece di unire un’Amministrazione frammentata da sempre, sulla carta ha diviso, a suo dire, in nome della Polizia Penitenziaria, ovvero ed in realtà in nome solo di alcuni poliziotti penitenziari che forse neanche si ritengono più tali, nel frattempo rendendo inviso, assai più di prima, il Corpo agli altri profili e persino fuori dall’amministrazione. Per questo Noi dell’OSAPP ci siamo arrabbiati e continueremo a farlo e se tutti gli altri stanno in religioso silenzio, magari aspettando la manna da un cielo che, in questo momento, per la Polizia Penitenziaria è più che mai chiuso, a Noi poco importa, una voce, almeno una, si deve alzare, anche se qualcuno desidera, al Dap e non solo, che taccia per sempre!
Un abbraccio fraterno a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP