
di Leo Beneduci_ Sapete perché Di Domenico e Delmastro non hanno cognizione di quello che succede in carcere? “Nel caso di condotta irregolare oggetto di pregressi rilievi disciplinari, l’autorizzazione al colloquio [intimo] potrà avvenire decorso un periodo di osservazione non inferiore a sei mesi”. Questa frase, contenuta nelle recenti linee guida del DAP, è la prova lampante che i vertici dell’amministrazione penitenziaria non hanno cognizione della realtà carceraria. Da un lato si richiede una buona condotta per i colloqui intimi, dall’altro la stessa buona condotta non viene considerata per alleviare il sovraffollamento con la liberazione anticipata speciale. Il sottosegretario Delmastro parla di “Mecca dei detenuti” e promuove i GIO, mentre la facente funzioni Di Domenico emana circolari che ignorano l’emergenza quotidiana: 62.500 detenuti in strutture da 51.000 posti. Un sistema che premia e punisce usando criteri opposti dimostra solo che chi lo guida non comprende le cause della continua disfunzione né tanto meno è in grado di individuare le soluzioni. I problemi reali – sovraffollamento, carenze sanitarie, strutture fatiscenti, promiscuità tra detenuti di diversa pericolosità – richiedono vertici che conoscano davvero le dinamiche criminali e le reali esigenze degli istituti. È tempo che Nordio e Meloni riconsiderino seriamente la guida del sistema penitenziario anche perché il virus del pressapochismo e della disinformazione sta contagiando anche loro; la premier Meloni infatti, escludendo qualsiasi misura di clemenza, ha appena affermato che il problema delle carceri italiane sarà risolto attraverso un adeguato piano edilizio (sic!). Con quali e quanti uomini/donne (del Corpo), con quale organizzazione e con quali vertici? Con gli attuali? Ma ci facciano il piacere!! La realtà è che servono alternative adeguate: figure che abbiano effettiva comprensione delle carceri, non chi le visita occasionalmente per dichiarazioni di facciata. La vita dietro le sbarre è ben diversa da come viene raccontata nei corridoi ministeriali.
E servono anche e soprattutto progetti concreti per chi lavora in carcere e che nonostante tutto continuerà a lavorarci e non parole vane, progetti di scarsa attuazione e tute operative nuove (con tanto di baschi multicolori) solo per chi a lavorare in carcere non vuole tornare.
Fraterni Saluti a tutti.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP