
di Leo Beneduci_ Il killer delle escort che aveva confessato appena 24 ore prima i due femminicidi, aggredito alla Dogaia di Prato da un parente di una delle vittime con olio bollente versato sul volto. Ustioni di primo e secondo grado, ricoverato in ospedale. Il procuratore Tescaroli giustamente dichiara : “L’autore ha potuto agire indisturbato senza alcun controllo”. Bene, il killer l’hanno preso. Ora serve trovare il poliziotto che non lo ha tutelato, perché la responsabilità andrà ascritta sicuramente ad un Poliziotto Penitenziario, forse un Agente o un Assistente, magari e al limite un Sovrintendente o un Ispettore. Ma, aspettate un momento. Come è potuto accadere che un caso così delicato e importante sia sfuggito? Come andava gestito questo detenuto? Tutti sappiamo perfettamente che quando entra un soggetto per fatti che hanno avuto grande risonanza mediatica – e due femminicidi con decapitazione lo sono eccome – il direttore e il comandante sicuramente hanno emanato precise disposizioni e controllato. Lo allocano tenendo conto delle esigenze cautelari e della tutela dell’incolumità, lo separano dai parenti delle vittime, adottano tutte le misure connesse alla delicatezza della vicenda ed effettuano i prescritti controlli. Era previsto l’isolamento? Era stata data disposizione di tenerlo separato? C’erano state indicazioni specifiche sui controlli? Invece il killer delle escort e il cugino di una delle vittime finiscono nella stessa sezione. L’aggressore “ha potuto agire indisturbato”. Come se fosse normale. Quindi ora che succede? Inizia la caccia al poliziotto colpevole. Quello che non ha fatto i controlli, quello che non ha vigilato abbastanza, quello che era di turno nel momento sbagliato. Ma le domande giuste sono altre: chi ha deciso l’allocazione? Chi ha dato le disposizioni operative? Chi doveva coordinare la separazione dei soggetti a rischio? Perché è sempre così: quando le procedure saltano a monte, quando l’apparato non funziona, quando le responsabilità si perdono nei corridoi della burocrazia, a pagare è il poliziotto penitenziario che sta in trincea a gestire quello che gli arriva. ACCIPICCHIA, IL PORTO LO ROVINANO I MARINAI! Prima prendono le decisioni dall’alto, poi quando va tutto storto cercano il marinaio da incolpare. Ma se la nave affonda, la colpa è di chi la governa o di chi obbedisce agli ordini? Lo capirebbero anche i bambini che c’è qualcosa di profondamente sbagliato, ma al Dap è in questo modo che si costruiscono le carriere o si perpetuano e si accrescono le retribuzioni magari anche salendo di 2 piani alla faccia dell’ortolano di turno…
Un fraterno saluto a tutti!
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP