
di Leo Beneduci_ Avevamo espresso perplessità su Stefano Carmine De Michele nuovo capo del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) ma anche chiare e inequivocabili critiche su Lina Di Domenico, che per nostra (e sua) fortuna ha deciso di portare altrove la sua professionalità. Un problema quello del FF(facente funzioni) perdurante da mesi, risolto almeno quello. Come magistrato di sorveglianza era di fatto la “civilista dei detenuti” quando indossava la toga, quindi tutte le polemiche sulla formazione civilistica del nuovo capo risulterebbero davvero surreali. Restano però due questioni aperte che ci preoccupano molto di più: l’incapacità e incompetenza di chi gestisce il personale, con quegli sprechi delle missioni forfettarie che nemmeno l’ufficio bilancio riesce a quantificare, e che ci auguriamo non venga promosso a vice perché amplificherebbe ulteriormente i problemi esistenti. Poi c’è l’altra figura chiave che si occupa di formazione e continua con quei sistemi improvvisati “chiavi in mano” che fanno più male che bene. Stefano Carmine De Michele si è finalmente insediato al DAP e ora viviamo il qui ed ora di questa scelta, andiamo avanti senza perdere altro tempo in chiacchiere sterili. Le nostre iniziali perplessità possono essere superate dai fatti, basta dargli una possibilità di lavorare. La sua provenienza civilistica potrebbe essere esattamente quello che serve a un sistema che ha bisogno di qualcuno che conosca i diritti soggettivi, che sappia riconoscere le discriminazioni applicando l’articolo 2087 del Codice Civile, che abbia esperienza in contenziosi quando vedrà le condizioni delle caserme. Viene dal Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria, potrebbe essere un valore aggiunto non una mancanza, e potrebbe essere il nostro tanto auspicato, quanto fino ad oggi inesistente pet il DAP, “Giudice a Berlino” capace di portare ordine dove regna il caos amministrativo. Speriamo che voglia e riesca a fare quello che serve davvero: rimettere in riga chi ha dimostrato e soprattutto determinato gravi carenze organizzative, chi affida reggenze di istituti importanti a neofiti, chi improvvisa percorsi formativi senza criterio. Noi della Polizia Penitenziaria abbiamo bisogno di altro, di competenza vera e di chi sappia riportare rigore e civiltà amministrativa dove ora c’è solo confusione. Lo sappiamo già che qualcuno del “piano terra” del Dap riferirà, se non l’ha già fatto, che l’OSAPP unica espressione contraria del sindacalismo del Corpo, soprattutto per mia voce, è capace solo di criticare tutto e tutti e non di avanzare proposte valide o di collaborare concretamente, ma noi siamo solo sinceri e responsabili in nome di chi dalla trincea delle sezioni detentive aspetta solo di riscattare la propria condizione di continua sofferenza e abbandono. Soprattutto, non abbiamo poltrone o situazioni di potere da difendere e siamo, altresì, convinti che la Polizia Penitenziaria abbia un futuro concreto a cui aspirare una volta che siano spazzati via gli attuali quattro approfittatori.
Un abbraccio come mille abbracci.
Leo Beneduci – Segretario Generale OSAPP
Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria
Ufficio Stampa OSAPP